Venerdì 12 luglio: VELOCE COME IL VENTO

La passione per i motori scorre da sempre nelle vene di Giulia De Martino. Viene da una famiglia che da generazioni sforna campioni di corse automobilistiche. Anche lei è un pilota, un talento eccezionale che a soli diciassette anni partecipa al Campionato GT, sotto la guida del padre Mario. Ma un giorno tutto cambia e Giulia si trova a dover affrontare da sola la pista e la vita. A complicare la situazione il ritorno inaspettato del fratello Loris, ex pilota ormai totalmente inaffidabile, ma dotato di uno straordinario sesto senso per la guida. Saranno obbligati a lavorare insieme, in un susseguirsi di adrenalina ed emozioni che gli farà scoprire quanto sia difficile e importante provare ad essere una famiglia. (cinematografo)

Trailer

Regia di Matteo Rovere
Con: Stefano Accorsi, Matilda De Angelis, Roberta Mattei, Paolo Graziosi, Lorenzo Gioielli
Azione. Francia, Italia, 2016, 119’

Dopo due regie da rampollo di buona famiglia - Un gioco da ragazze e Gli sfiorati - Matteo Rovere finalmente esce dai Parioli e riscopre le sue radici romagnole, con tanto di unghie sporche di terra e imprecazioni in quel dialetto sanguigno che domina il mondo del motor sport italiano.
Con intelligenza, sensibilità e gusto Rovere si butta a rotta di collo lungo un tracciato pieno di curve pericolose tenendo ben saldo il volante, con il sostegno di una bella sceneggiatura scritta a sei mani, oltre che da lui, da Filippo Gravino e Francesca Manieri. Lo spunto è una storia vera raccontata al regista da un meccanico scomparso l'anno scorso, cui sul grande schermo dà il volto segnato e la recitazione misurata l'ottimo Paolo Graziosi. Lo stile è quello del film di genere, ma più che al motor movie stile Rush Rovere attinge all'underdog movie di matrice atletica alla Rocky o alla Flashdance, aggiungendo un pizzico della follia da race movie farsesco alla Quei temerari sulle macchine volanti.
Volano davvero, le auto da corsa di Veloce come il vento, così come sono davvero matti e disperatissimi i loro piloti (il che ispira la battuta migliore del film), giovani o vecchi, maschi o femmine. Perché uno dei (tanti) pregi del film di Rovere è che racconta (senza mai sottolinearlo con facile retorica e ancor più facile piaggeria nei confronti del pubblico femminile) un mondo dove le pari opportunità sono reali: Giulia gareggia da sempre insieme ai piloti uomini, e tutto ciò che conta è l'asfalto che brucia e la grinta che sa dimostrare al volante.
Matilda De Angelis, al suo esodio cinematografico, è perfetta nei panni di una 17enne che ha il motore nel dna ma anche responsabilità adulte e piedi ben piantati per terra. Il suo sguardo sotto il casco mescola terrore e adrenalina, il suo corpo acerbo comunica fragilità e determinazione. La sua recitazione sobria e autentica, che ben si sposa con quella di Grazioli e del piccolo Giulio Pugnaghi nei panni di Nico, fa da contraltare e da contenitore a quella sopra le righe di Stefano Accorsi, che sulle prime pare gigioneria e invece conquista gradualmente dignità e carisma, per diventare la brillante caratterizzazione di un uomo in equilibrio su un crinale scosceso, un perdente glorioso degno di quell'universo epico e spaccone che è il mondo delle corse, siano esse su circuito di Formula Uno o su strada sterrata. Passato il mezzo del cammin della sua vita Accorsi sciacqua saggiamente i panni nel Po e non solo rispolvera il suo accento (pre Maxibon) ma acquisisce anche una postura da contadino della Bassa, e attinge alla fame di vita del Vasco prima maniera e alla poesia anarchica del Liga (Antonio, più che Luciano). Le riprese di gara sono convincenti e si lasciano seguire anche da chi non le conosce né le apprezza, e non privilegiano mai l'abilità tecnologica rispetto alla dimensione umanistica del racconto. In questo senso Veloce come il vento è più analogico che digitale, e gli effetti speciali sono vintage come il codice d'onore di Loris De Martino.
Il film di Rovere fa parte di quella rinascita del cinema italiano che affronta il genere per trascenderlo, e affonda le radici nei localismi dopo aver appreso a fondo la lezione (cinematografica) della globalizzazione. Soprattutto, fa qualcosa di grande: mostra alle giovanissime generazioni, per bocca di un quarantenne che si è bruciato e che ha distrutto l'automobile con cui correva vent'anni fa (una datazione non casuale), che si debba, e si possa, correre dei rischi, che si possa, e si debba, aggiustare ciò che abbiamo (o è stato) fatto a pezzi, che è lecito farsi (del) male ma anche (auto)ripararsi. Dimostra che aver paura di tagliarle il cordolo (o il cordone ombelicale) allontana dal traguardo, e che le ragazze non sono condannate ad essere colibrì dalle ali azzurre, ma possono diventare contendenti. (mymovies)

 

"Mancava una tessera nel puzzle del buon cinema di genere che sta risollevando il cinema italiano. Un film d'azione. Lacuna colmata: 'Veloce come il vento' di Matteo Rovere (...) è una vera sorpresa (...). Un piccolo grande esempio di ciò che si può fare con pochi ingredienti trattati con cura (...). Piccolo perché non è certo un film ad alto costo, eppure non manca niente, chi cerca prodezze da videogame ripassi i vari 'Race' e 'Fast and Furious'. Grande per come declina in chiave italiana una parabola che sembra caduta da un angolo sperduto degli Usa, ma solo perché il nostro cinema non va più a caccia di storie e di ambienti. Mentre qui c'è un microcosmo preciso, con tutte le sue belle mitologie già apparecchiate: il mondo delle corse GT, che fra un rombo e una derapata accoglie a meraviglia i sentimenti estremi di una storia di famiglia e redenzione basata sul classico scontro tra opposti. (...) intonatissima Matilde De Angelis (...) entusiasmante Stefano Accorsi, al suo meglio storico (...) Roberta Mattei, forse l'unica figura sacrificata del film (...) un crescendo catartico quasi alla Rocky, ma sempre palpitante e credibilissimo. Un po' perché nutrito di mille dettagli autentici, a partire dalla lingua, che mescola il gergo dei motori a musicalità emiliano-romagnole. Un po' perché, tra curve e bravate, la solida trama spettacolare poggia sempre su un nitido sottotesto affettivo che rende quei due fratelli così diversi quasi una metafora di due possibili Italie: una operosa e una parassitaria, una rispettosa delle regole, l'altra pronta a travolgerle. Anche se naturalmente è proprio quando queste due anime si incontrano che prendono il volo. (...) film che recupera in chiave mitologica un bel pezzo di Italia." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 5 aprile 2016)

 

 

- REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DEL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI DIREZIONE GENERALE PER IL CINEMA ED IL SOSTEGNO DELLA REGIONE LAZIO FONDO REGIONALE PER IL CINEMA E L'AUDIOVISIVO. REALIZZATO IN ASSOCIAZIONE CON: MORATO PANE S.P.A., QMI INTERACTIVE, CLAV S.R.L.

- NASTRI D'ARGENTO 2016 PER: MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA (STEFANO ACCORSI) E MONTAGGIO. PREMIO GUGLIELMO BIRAGHI PER GLI ATTORI PIÙ GIOVANI A MATILDA DE ANGELIS (INSIEME A RIMAU GRILLO RITZBERGER, VALENTINA ROMANI, LEONARDO PAZZAGLI, ALESSANDRO SPERDUTI PER "UN BACIO" DI IVAN COTRONEO), PREMIO 'GRAZIELLA BONACCHI'-NASTRI D'ARGENTO - SIAE PER I NUOVI SCENEGGIATORI A FRANCESCA MANIERI (INSIEME AD ALBERTO CAVIGLIA PER "PECORE IN ERBA" E PIERO MESSINA PER "L'ATTESA"). IL FILM ERA CANDIDATO ANCHE PER LA MIGLIOR FOTOGRAFIA (MICHELE D'ATTANASIO È STATO CANDIDATO ANCHE PER "LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT" DI GABRIELE MAINETTI).

- DAVID DI DONATELLO 2017 PER: MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA (STEFANO ACCORSI), AUTORE DELLA FOTOGRAFIA, TRUCCATORE (LUCA MAZZOCCOLI), MONTATORE, SUONO ED EFFETTI DIGITALI. ERA CANDIDATO ANCHE PER: MIGLIOR FILM, REGISTA, SCENEGGIATURA ORIGINALE, PRODUTTORE, ATTRICE PROTAGONISTA (MATILDE DE ANGELIS), ATTRICE NON PROTAGONISTA (ROBERTA MATTEI), MUSICISTA, CANZONE ORIGINALE ("SEVENTEEN"), COSTUMISTA E ACCONCIATORE (ALESSIO POMPEI).

- CANDIDATO AI GLOBI D'ORO 2017 PER: MIGLIORE SCENEGGIATURA, ATTORE (STEFANO ACCORSI) E FOTOGRAFIA.5)