E' arrivata mia figlia

Sala 1

Lunedì, 22 Febbraio 2016

Da 13 anni Val lavora come tata di Fabinho a San Paolo. Finanziariamente stabile, convive con il senso di colpa per aver lasciato la figlia Jessica a Pernambuco, nel nord del Brasile, dai nonni. Per prender parte al test di ingresso all'università, Jessica decide di recarsi a San Paolo dalla madre. La sua scelta darà origine a una convivenza non facile...

 

Scheda

Regia: Anna Muylaert
Paese: Brasile
Anno: 2015
Durata: 114 min
Interpreti: Regina Case, Michel Joelsas, Camila Márdila, Karine Teles, Lourenço Mutarelli

Trama

Val lavora come cameriera a tempo pieno nella villa di una famiglia bene di San Paolo. Sono più di dieci anni che non vede la figlia Jessica, che ha affidato a dei parenti nel Nord del paese. Un giorno però la ragazza si presenta in città per l'esame di ammissione alla facoltà di architettura. Il suo arrivo sconvolge la vita di Val e dei suoi datori di lavoro, portando in casa la sfrontatezza naturale della sua età, l'emancipazione e la libertà che metteranno a nudo le ipocrisie di ognuno. 

Critica

Campione di incassi in patria, il film della Muylaert ci racconta ancora una volta la storia sociale del suo paese con un'attenzione specifica agli ambienti, agli oggetti e ai gesti minimi. “Credo nell'architettura come strumento di cambiamento sociale” dice Jessica presentandosi, ed è già tutta in questa frase la rivoluzione apportata dalla ragazza che infrange la rigida compartimentazione della società brasiliana basata su un'architettura di segregazione (quella stessa cultura urbanistica che ha concepito le favelas). Jessica corrode il granitico divario sociale esistente tra classi diverse violando gli spazi preclusi alla servitù: il tavolino per la colazione, la piscina, la camera degli ospiti (non adibita alle domestiche che sono invece relegate a vivere in uno sgabuzzino a un piano seminterrato). La figlia di Val è una sorta di Teorema pasoliniano portatore di un altro sguardo e di un altro uso del corpo nello spazio, per lei la porta della cucina non è una linea di demarcazione scritta nei geni, ma una porta come un'altra. La non conformità della ragazza rispetto alle gerarchie famigliari, innescherà un processo di presa di coscienza in primo luogo nella madre. 

Premi e Festival

Audience Award a Berlino 65 e Premio Speciale della Giuria al Sundance a Camila Márdila. 

Rubrica

Durante varie interviste la regista ha più volte fatto notare che ciò che criticava maggiormente era il circolo vizioso che si crea tra donne che assumono delle bambinaie per crescere i propri figli al loro posto, e le stesse bambinaie costrette a far crescere i propri figli a qualcun altro, in un vicolo cieco che fa sì che a farne le spese siano democraticamente i figli di tutti e la loro educazione sentimentale.

“Arriva in Italia l’ultimo film di Anna Muylaert, audience award a Berlino 65 e premio speciale della giuria al Sundance assegnato a Camila Márdila per la sua interpretazione nella parte di Jéssica, figlia di Val (Regina Casé) donna di servizio di lungo corso impiegata nella villa di un’agiatissima famiglia brasiliana di San Paolo. È la stessa Val che ha tirato su Fabinho (Michel Joelsas), figlio diciassettenne della coppia più attaccato alla tata che alla madre naturale Bárbara (Karine Teles), ambiziosa e fortemente consapevole del suo ruolo sociale, a differenza del marito Carlos (Lourenço Mutarelli) la cui fortuna ricevuta in eredità gli ha consentito di garantire benessere a tutti ritagliandosi un ruolo marginale a metà tra l’intellettuale radical-chic e il perdente depresso. Quando Jessica, la figlia diciassettenne di Val, decide di trasferirsi a San Paolo per venire a stare con la madre dopo aver passato parte della sua adolescenza insieme al padre, dovrà stabilirsi temporaneamente nella villa dove lavora la donna, in attesa che questa trovi una sistemazione più 

Durante varie interviste la regista ha più volte fatto notare che ciò che criticava maggiormente era il circolo vizioso che si crea tra donne che assumono delle bambinaie per crescere i propri figli al loro posto, e le stesse bambinaie costrette a far crescere i propri figli a qualcun altro, in un vicolo cieco che fa sì che a farne le spese siano democraticamente i figli di tutti e la loro educazione sentimentale.

“Arriva in Italia l’ultimo film di Anna Muylaert, audience award a Berlino 65 e premio speciale della giuria al Sundance assegnato a Camila Márdila per la sua interpretazione nella parte di Jéssica, figlia di Val (Regina Casé) donna di servizio di lungo corso impiegata nella villa di un’agiatissima famiglia brasiliana di San Paolo. È la stessa Val che ha tirato su Fabinho (Michel Joelsas), figlio diciassettenne della coppia più attaccato alla tata che alla madre naturale Bárbara (Karine Teles), ambiziosa e fortemente consapevole del suo ruolo sociale, a differenza del marito Carlos (Lourenço Mutarelli) la cui fortuna ricevuta in eredità gli ha consentito di garantire benessere a tutti ritagliandosi un ruolo marginale a metà tra l’intellettuale radical-chic e il perdente depresso. Quando Jessica, la figlia diciassettenne di Val, decide di trasferirsi a San Paolo per venire a stare con la madre dopo aver passato parte della sua adolescenza insieme al padre, dovrà stabilirsi temporaneamente nella villa dove lavora la donna, in attesa che questa trovi una sistemazione più adeguata per entrambe e occupando la stanza degli ospiti. La non conformità della ragazza rispetto alle gerarchie famigliari, mai del tutto esplicite ma determinate dai confini precisi che organizzano lo spazio sociale all’interno dell’abitazione, innescherà un processo di consapevolezza nella stessa Val, sempre attenta ad occupare il ruolo che le viene assegnato da anni, rinunciando così a vivere la pienezza dei suoi affetti e il rapporto con la figlia, determinato per lungo tempo dai soldi che la donna le spediva per il mantenimento. L’anarchia naturale di Jessica non conosce limiti se non quelli dettati dalla stessa curiosità, e la Muylaert affida al personaggio interpretato da Camila Márdila quell’ambiguità naturalmente erotica che disinnesca l’assetto borghese evidenziandone le piccole pulsioni. In questo senso, l’adulterio desiderato da Carlos, oltre a definire un personaggio murato dal suo stesso benessere e alla ricerca di una vitalità che può esprimere solo attraverso la disponibilità economica, assegna a Bárbara, distesa sul letto e con il volto tumefatto dopo un piccolo incidente, la posizione tragica di una maschera grottesca. Mentre Jessica gioca in piscina con Fabinho, la madre del ragazzo ruggisce di rabbia e Carlos rimane a metà, osservando quella gioventù con invidiosa rassegnazione. Viene in mente il triangolo tra Charlotte Haze, Humbert Humbert e Lolita, depotenziato dell’intenzionalità erotica; rispetto alla determinazione del professore nabovokiano, Carlos si lascia andare a goffe esplosioni emotive, incapace com’è di prendere in mano la sua stessa vita. Allo stesso tempo, Jessica dimostra la sfrontatezza naturale della sua età ma anche una dignità molto precisa nel rifiutare le concessioni pietiste e animate dal sentimento di commiserazione della padrona di casa. Sarà infatti il suo rifiuto di quelle condizioni sociali a scatenare il conflitto esplicito con Val, capace di esprimere amore con quel senso di dedizione incondizionata che può svolgersi solo nel rispetto delle regole acquisite. Anna Muylaert, il cui cinema sin dagli esordi e fino al dolente Chamada a Cobrar, ha sempre introdotto uno sguardo eccentrico rispetto al contesto sociale dove vivono o si trovano a vivere i suoi personaggi, racconta ancora una volta la storia sociale del suo paese con un’attenzione specifica agli ambienti, gli oggetti e i gesti minimi. La condivisione del gelato, i bagni in piscina, la disposizione delle camere da letto, l’acquisto di un nuovo materasso, il set di bicchieri donato da Val e rifiutato da Bárbara come oggetto volgare e improponibile, sono solo alcuni degli elementi sui quali si sofferma lo sguardo dell’autrice brasiliana, occhio affettivo, vicino alla storia intima dei suoi personaggi e per questo vitalmente politico”. (www.indie-eye.it)

 

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