Scheda
Regia: Sylvain Estibal
Paese: Francia, Germania, Belgio
Anno: 2011
Durata: 98 min
Interpreti: Sasson Gabay, Baya Belal, Myriam Tekaïa, Gassan Abbas
Trama
All'indomani di una tempesta, il pescatore palestinese Jafaar si ritrova per caso nella rete un maialino vietnamita: dopo aver tentato di sbarazzarsi dell'insolito naufrago (considerato un animale impuro sia dagli ebrei che dai mussulmani), l'uomo decide di "approfittare" di quella pesca inaspettata, lanciandosi in una ingegnosa quanto rocambolesca iniziativa…
Critica
L’opera prima del giornalista, scrittore e realizzatore francese di origine uruguaiana Sylvain Estibal, è un apologo in forma di commedia degli equivoci ispirato, divertente e coraggioso, in primo luogo perché osa trattare il conflitto tra palestinesi e israeliani mostrandone la parte più assurda e senza senso. Tra un omaggio a Chaplin e uno a Fernandel sfiora l'Intifada, il muro d'Israele, il fanatismo e il culto dei martiri. "Ho pensato che questa ripugnanza per il maiale è l’unica cosa che ebrei e mussulmani hanno in comune. Questo maialino è la mia colomba della pace!"
Premi e Festival
Premio César 2012 come Miglior film d'esordio a Sylvain Estibal
Del film ...
Coinvolgente e straordinaria l’interpretazione di Sasson Gabay (già vincitore dell’European Film Award per il film israeliano 'La banda') costruita con chiaro riferimento a Chaplin.
Estibal racconta come è nata l’ispirazione del suo primo e finora unico film: «dieci anni fa un fotografo della France Presse diede una macchina fotografica a due famiglie, una palestinese e l’altra israeliana, per documentare la loro vita quotidiana. Abitavano a Hebron, in Cisgiordania, erano vicini di casa, divisi solo da un gomitolo di filo spinato. Quelle fotografie divennero una mostra a Tel Aviv. Fu un piccolo avvenimento: i coloni israeliani che per la prima volta osservavano la vita quotidiana dei loro vicini, i palestinesi, e viceversa. Davanti alle loro foto le due famiglie si sono rese conto di fare la stessa vita».
Un bel mix di etnie e religioni ha inoltre trasformato il set di questo film in una metafora del mondo pacifico ipotizzato dal regista.