Sta per piovere

Lunedì, 25 Novembre 2013

Said, un giovane sicuro e ambizioso, nato e cresciuto in Italia da genitori algerini, studia e lavora come panettiere part-time. A seguito del suicidio del direttore della fabbrica in cui lavora suo padre Hamid, la famiglia si trova di fronte alla lacerante realtà di non poter rinnovare il permesso di soggiorno, come fa da trent'anni, e riceve un decreto di espulsione. L'Italia, il paese che Said ha sempre considerato suo, appare ora come un muro di gomma che lo spinge a "tornare a casa", in Algeria, luogo che lui non ha neanche mai visitato. Nel tentativo di trovare una soluzione, Said si appella agli avvocati, ai sindacati e alla stampa, cercando di portare attenzione su un problema concreto e sempre più presente nella società italiana; questo percorso lo porterà attraverso i meandi di una burocrazia legislativa retrograda e alla riconsiderazione della sua identità, riflettendo su un dilemma profondo: rimanere in Italia clandestinamente o partire per l'Algeria con la sua famiglia, aiutandola a ricostruirsi una vita nel paese che ha lasciato trent'anni fa?

 

Scheda

Regia: Haider Rashid
Paese:Italia, Iraq, EAU, Kuwait
Anno: 2013
Durata: 91 min
Attori: Lorenzo Baglioni, Mohamed Hanifi, Giulia Rupi, Amir Ati, Michael Alexanian.

Trailer: http://www.mymovies.it/film/2013/staperpiovere/trailer/

Critica

 

Said è italiano, di seconda generazione. Studia, di notte fa il pane. Si dipinge la faccia come il tricolore per andare a vedere i Mondiali. Parla fiorentino con la C aspirata, canta l’Inno di Mameli e con la fidanzata pensa di sposarsi, un giorno. Poi, il suo Paese lo respinge: nessun rinnovo del visto di soggiorno, perché suo padre ha perso il lavoro e a sessant’anni non ne troverà un altro. Il ragazzo può seguirlo in una terra straniera e forzarsi a chiamarla casa, oppure imboccare la propria strada, che pur passa dalle decisioni di altri, dalle scorciatoie mediatiche di giornalisti approssimativi e dagli stop di politicanti tronfi e miopi. Non è una questione squisitamente personale, ribadisce il regista Haider Rashid, che con Said ha in comune la giovane età e un genitore straniero: iracheno il suo, algerino l’altro, tratteggiato con intensità e compostezza dall’esordiente Mohamed Hanifi. Purtroppo la stessa misura non alberga in un film troppo rapido, che talvolta si fa trascinare - con le migliori intenzioni - in una parata di inconsce didascalie ed enfatiche soluzioni. Il dramma del singolo è scandagliato fin nelle pupille, con la mdp che si incolla alla faccia percorrendone le increspature, eppure quando lo sguardo si affranca dall’uomo privato per espandere il quadro all’ingiustizia globale, perde la potenza e la grazia della spontaneità. L’urgenza di farsi ascoltare è indubitabile, la rivendicazione di un diritto (umano, prima che politico) è imprescindibile. Tuttavia, condensata in parole declamatorie, sfugge alle maglie dell’emozione.
(Chiara Bruno, FilmTV n. 19/2013)


Un racconto di vita attuale che racconta la contraddittoria realtà degli immigrati di seconda generazionedi Chiara Renda (www.mymovies.it)

Dove è casa mia? In Italia, dove vivo da quando sono nato, o in quel Paese lontano che non conosco da dove vengono mamma e papà?". Queste le parole di Said, nome esotico per un caparbio ragazzo di 26 anni che parla toscano ed è nato a Firenze da genitori algerini. Quando suo padre perde improvvisamente il lavoro, Said si vedrà negato il permesso di soggiorno e sarà costretto insieme al padre e al fratello a "tornare in patria", in Algeria, un posto che lui non ha mai neanche visto. La sua natura combattente lo spingerà dunque ad appellarsi agli avvocati e alla stampa, nel tentativo di attirare l'attenzione sul problema degli immigrati di seconda generazione, intrappolati nei meandri dall'assurda e anacronistica legislazione italiana. Al suo quarto lavoro dopo Between Two Lands, Tangled Up in Blue e Silence: All Roads Lead to Music, il giovane Haider Rashid, nato a Firenze da padre iracheno e madre italiana, sceglie di prendere spunto da un problema urgente e personalmente sentito, per raccontare l'evidente disconnessione tra la realtà italiana e l'obsoleto scenario legislativo. E lo fa evitando la trappola del film a tesi, mettendo invece generosamente il primo piano il suo convincente protagonista (Lorenzo Baglioni), continuamente braccato da una macchina da presa d'ispirazione neorealista. In una Firenze estiva, torrida e quasi irriconoscibile, lontana dalle belle immagini da cartolina, Said si muove tra strade deserte, case, uffici e studi televisivi, accompagnato dalle opprimenti musiche di Tom Donald a sottolineare l'incubo emotivo nel quale lo conduce questo viaggio negli assurdi meandri della burocrazia. Pur con qualche ingenuità a livello di sceneggiatura e qualche eccesso di retorica nei dialoghi, Sta per piovere è un documento autentico a testimonianza di un problema urgente spesso ignorato e sottovalutato. Un documento in bilico tra cinema-verità e finzione, capace di emozionare grazie a un tono lieve e a un personaggio forte, affiancato da credibili comprimari. Un documento che si interroga con passione e profondità sull'identità e sul complesso concetto di 'straniero' nella nostra realtà.

Note

ospite l'aiuto-regista Daniele Bernabei