Non essere cattivo

Sala 1

Lunedì, 27 Marzo 2017

Periferia di Roma e Ostia, anni Novanta. I "ragazzi di vita" descritti da Pasolini appartengono ora a un mondo in cui soldi, macchine, droghe sintetiche e cocaina "girano facili". Ed è in questo mondo che Vittorio e Cesare si muovono. Vittorio, per salvarsi, prende le distanze ma non abbandonerà mai veramente Cesare, che invece sprofonda nella droga.

 

Scheda

Regia: Claudio Caligari
Paese: Italia
Anno: 2015
Durata: 100 min
Con: Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Silvia D’Amico, Roberta Mattei

Trama

Vittorio e Cesare hanno poco più di vent'anni e non sono solo amici da sempre: sono “fratelli di vita”. Una vita di eccessi: notti in discoteca, macchine potenti, alcool, droghe sintetiche e spaccio di cocaina. Vivono in simbiosi anche quando i loro destini si separano: Vittorio cerca di salvarsi e di integrarsi attraverso il lavoro, mentre Cesare affonda nell'inferno della droga e dello spaccio. 

Critica

L'ultimo film del regista di “Amore tossico” e “L'odore della notte” è stato finito di montare poco prima della sua morte e prodotto dall'amico e attore Valerio Mastandrea (che ha bussato anche alle porte di Scorsese per cercare i fondi). E' il ritratto vivido e livido della periferia romana negli anni '90 come una prigione a cielo aperto, una gabbia senza pareti: le esistenze dei protagonisti sono intrappolate in una coazione a ripetere di cui non si vede l'uscita, non c'è via di scampo da Ostia. Racconta lo sceneggiatore Meacci: «In questo film si parla di esclusi, di reietti. Volevamo raccontare una storia di grande amicizia all'interno di un contesto sociale dove è molto difficile evitare di essere cattivi. Volevamo raccontare come in borgata neanche il lavoro è occasione di riscatto sociale». Del resto, tutto il film è come una cavalcata inarrestabile, una dichiarazione consapevole che qualsiasi tentativo di trovare un punto fermo si traduce in fallimento.
Coi suoi numi tutelari nel cuore: Pasolini (che ha inseguito e omaggiato per tutta la vita), Scorsese e Fellini, Caligari intesse un romanzo criminale tragicamente ironico e dal respiro popolare, potente, teso e asciutto anche nei risvolti melodrammatici. Interpretato magicamente dal corpo irrequieto di un ipercinetico Luca Marinelli.

Premi e festival

  • Nastri d'argento 2016: miglior produttore, fotografia e sonoro in presa diretta
  • David di Donatello 2016: miglior sonoro
  • Premio “Sergio Amidei” 2016 con le seguenti motivazioni: “Molto spesso la storia del cinema si presenta agli occhi di noi spettatori come un fiume che scorre carsicamente lungo greti tortuosi. La storia, anzi le molteplici storie di cui è fatta la storia si nascondono per poi emergere quando pensiamo non sia più possibile. A volte è un semplice caso, a volte è la presenza di un film dall'assoluta compiutezza tematica e formale a imporre la definitiva consacrazione di chi è sempre stato fieramente ai margini dell'industria. Per la profondità di analisi politico-sociale, per l'originale connubio di rigore estetico e passione cinefiliaca e per la capacità di presentarsi al pubblico come fedele rispecchiamento della personalità del proprio autore”.
  • “Film della Critica” designato dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) con le seguenti motivazioni: “Opera postuma conferma una volta di più il talento di un regista rimasto sempre ai margini dell'industria cinematografica italiana. Nel ritratto, vivido e livido, dell'Ostia di metà anni Novanta, Caligari continua a percorrere la strada di un cinema imbastardito eppure carico di una dolcezza mesta e dirompente. Nel racconto di due amici persi tra piccoli furti e spaccio di ecstasy e cocaina, si nasconde il fermo immagine di un'Italia a pochi passi dal baratro, destinata alla sconfitta ma ancora viva, indomita. Forse dura, ma mai cattiva. Un viaggio cinematografico ancora una volta estraneo ai dettami della produzione italiana, e anche per questo da difendere con maggiore forza”.

Rubrica

Dalla conferenza stampa di Venezia 2015: per i protagonisti è stata un'esperienza unica, «Magari se ne facessero sempre di film così – ha detto l'attrice Silvia D'Amico – Claudio ci ha scelto guardandoci negli occhi». «Siamo stati vittime di una gigantesca magia – aggiunge Luca Marinelli – e ho visto il coraggio di questa persona che non aveva paura e questo fatto mi ha liberato sia come attore che come uomo». Francesca Serafini, co-sceneggiatrice: «Ringrazio per questo Premio che ci riconosce il lavoro fatto. La sceneggiatura è fluida perché entrambi – Meacci ed io - siamo linguisti e per questo lavoro abbiamo affrontato esami di dialettologia, un elemento che ci ha permesso di realizzare un lavoro aderente alla lingua reale». Sostiene Alberto Barbera: «Il film di Caligari non si sarebbe mai fatto senza Mastrandrea, è lui che l'ha voluto, lo ha prodotto, ha trovato i soldi, ha seguito sul set la lavorazione del film quando già Caligari era malato, lo ha montato sulla base delle indicazioni precise del regista, che aveva lasciato. Insomma è veramente stato l'alter ego di Caligari. Il film oggi esiste grazie a Valerio Mastandrea». Mastandrea (che aveva interpretato “L’odore della notte” nel 1998) ha voluto ricordare che questo è un film di Caligari «in tutto e per tutto. Io ho solo acceso una macchina che non aveva benzina e l'abbiamo rimesso in moto quando ho trovato una tanica [..] Sono andato a bussare alle porte dell'inferno per chiedere denaro».