Anime nere

Sala 1 In collaborazione con LIBERA sez. Scandicci Settimana della legalità

Lunedì, 15 Febbraio 2016

Tre fratelli si riuniscono nel loro paese natale tra le montagne selvagge dell'Aspromonte, in Calabria. Uno di loro è sempre rimasto lì, due sono migrati al nord, riuscendo a trovare successo e denaro, chi in maniera legittima, chi no. Tutti però dovranno confrontarsi con la storia della loro famiglia e con un passato che riemerge con violenza.

 

Scheda

Regia: Francesco Munzi
Paese: Italia, Francia
Anno: 2014
Durata: 103 min
Interpreti: Marco Leonardi, Peppino Mazzotta, Fabrizio Ferracane, Barbora Bobulova, Anna Ferruzzo

Trama

Tre fratelli si riuniscono nel loro paese natale tra le montagne selvagge dell'Aspromonte, in Calabria. Uno di loro è sempre rimasto lì, due invece sono migrati al nord riuscendo a trovare successo e denaro in maniera illegittima. Tutti però dovranno confrontarsi con la storia della loro famiglia e con un passato quasi tribale che riemerge con violenza. 

Critica

Frutto di un lavoro straordinario sul campo (tre anni per la stesura della sceneggiatura, riscritture, casting e sopralluoghi) e di una direzione degli attori d'altri tempi (ottime interpretazioni) Anime nere è il terzo film di Munzi (dopo Saimir e Il resto della notte). Scritto in forma di tragedia, si ispira liberamente all'omonimo romanzo scritto in prima persona da Gioacchino Ciriaco, ma rispetto a questo, Munzi fa un passo indietro e lascia che a parlare siano i luoghi, i personaggi e la storia che procede lucidamente e inesorabilmente verso la catastrofe finale.

“Si esce disorientati dalla visione di Anime Nere, perchè lo scenario di Africo, paese spaccato in due tra le pendici dell'Aspromonte e i ruderi di Casalnuovo, viene filmato da Munzi evidenziando questa stratificazione tra natura e cemento, tra la persistenza della tradizione e il deserto di una modernità senza alcuna funzione, dominata dall'insediamento di una città architettonicamente delirante e popolata da fantasmi. Luigi (Marco Leonardi) e Rocco (Peppino Mazzotta) sono due di tre fratelli, dopo l’omicidio del padre lasciano il paese per fare fortuna nella metropoli, costruendo la loro vita intorno al traffico di eroina; mentre Luigi svolge il lavoro più sporco, Rocco sviluppa la sua attività imprenditoriale con i soldi ricavati dagli affari illeciti del fratello. Separato da loro e ancora attaccato al sogno di una vita rurale legata alla pastorizia, c'è Luciano (Fabrizio Ferracana) il maggiore dei tre; isolato nella parte di Africo vicina alla montagna, alleva le sue capre e cerca di proteggere il figlio Leo (Giuseppe Fumo) che ha cominciato a sviluppare una forte insofferenza per questo ritiro forzato; attratto dall'esuberanza dello zio Luigi e dalla sua arroganza, rimprovera al padre un atteggiamento passivo che ha confinato la famiglia in un luogo senza futuro e sottoposto alla prepotenza dei più potenti del luogo. Munzi osserva la vita dei tre fratelli da un punto di vista antropologico e senza ricorrere ad una mitologia straniante, si cala nel contesto famigliare come se fosse un luogo attraversato da dinamiche che conosciamo bene. Con i colori plumbei della fotografia di Vladan Radovic, coglie le donne sullo sfondo, vittime e complici di una logica senza uscita, schiacciate da una concezione della famiglia che le tiene fuori da qualsiasi scelta, e parte di un progressivo girare a vuoto, spinta inesorabile verso l'entropia che crea una frizione tra gesti e parole da una parte, e spazi che disattendono le azioni, risucchiandole in una dolorosa e tragica anti-epica. Perchè Anime Nere ha certamente un impianto solidissimo e potente, vicino ad un cinema asciutto, senza scorciatoie simboliche o grottesche e assolutamente “raro” in un contesto come quello Italiano; ma non è solo questa capacità di declinare in modo originale ed efficace alcuni elementi del cinema di genere, quanto il modo in cui la tensione “nera” viene erosa dall’interno, evidenziandone i vuoti, raccontando un desiderio di vendetta e di potere come una progressiva distruzione delle basi su cui si regge. Quando Leo sfonda la vetrina del negozio di un boss locale con un colpo di fucile, gesto che accellererà la dissoluzione della sua famiglia, Munzi filma l'azione diretta, la isola come se fosse una fugace apparizione. L'omicidio di Luigi avverrà nello stesso modo, d'improvviso, inquadrato dall'abitacolo della sua macchina, con un esecutore in fondo alla strada che sembra assumere la posizione di un fantasma. La vendetta di Leo, è attraversata da una serie di deviazioni e sconnessioni, come se alla funzionalità meccanica del congegno “noir” fosse sostituita la cronometria che lo fa muovere, lasciando solamente la sensazione di minaccia imminente, non mostrando mai i mandanti, facendo emergere dalla penombra gli esecutori, mangiando le viscere di una famiglia prima ancora dell'epilogo, con un rovesciamento delle aspettative che assumerà i segni di una tragedia classica, nella coincidenza tra male e radici. L'esperienza di Munzi nel documentario muove continuamente Anime Nere in una dimensione liminale, con quelle splendide incursioni nella vita di campagna, il suono della natura, la tammurriata che esplode improvvisamente a commentare un momento gioioso ma allo stesso tempo descrizione di una dimensione arcaica che dalla terra dei morti, parla un codice indecifrabile”. (www.indieeye.it

Premi e Festival

3 statuette ai Nastri d'argento 2015: Miglior sceneggiatura, Miglior montaggio, Miglior produzione.

9 statuette ai David di Donatello 2015: Miglior musicista, Miglior film, Miglior regia, Miglior sceneggiatura, Miglior fotografia, Miglior canzone, Miglior montaggio, Miglior fonico in presa diretta, Miglior produzione.

Rubrica

Sulla scia di Romanzo criminale e Gomorra, dal film sarà tratta una serie tv.

A rivelarlo è stato lo stesso regista romano: «il materiale esiste, è nel primo capitolo del libro di Giocchino Criaco che ha ispirato il film. Racconta l'infanzia dei tre fratelli criminali protagonisti che da bambini, prima di convertirsi al traffico di droga, facevano la guardia agli ostaggi dell'Anonima Sequestri nelle grotte dell'Aspromonte. Purtroppo non sono riuscito a mettere queste storie bellissime nel film e mi piacerebbe che ora fossero il tema di una serie, anche se non sarò io a dirigerla. Vorrei però seguirne la scrittura, insomma far parte del progetto. Per ora c'è la volontà dei produttori di realizzarlo, spero vada avanti» (Munzi).