La trattativa

Sala 1 Fondazione Caponnetto - Settimana della Legalità

Lunedì, 08 Febbraio 2016

Di cosa si parla quando si parla di trattativa? Delle concessioni dello stato alla mafia in cambio della cessazione delle stragi? Di chi ha assassinato Falcone e Borsellino? Dell'eterna convivenza fra mafia e politica? Fra mafia e chiesa? Fra mafia e forze dell'ordine? O c'è anche dell'altro?

 

Scheda

Regia: Sabina Guzzanti
Paese: Italia
Anno: 2014
Durata: 108 min
Interpreti: Enzo Lombardo, Sabina Guzzanti, Sabino Civilleri, Filippo Luna, Franz Cantalupo

Trama

Un gruppo di attori capitanatati da Sabina Guzzanti, decide di mettere in scena le vicende controverse relative alla cosiddetta "trattativa", quella che sarebbe intercorsa tra Stato e mafia all'indomani della tragica stagione delle bombe a Roma, Firenze e Milano. In un teatro di posa si ricostruiscono, nei modi di una "fiction giornalistica", i passaggi fondamentali di una vicenda complessa e piena di omissis che inizia dall'uccisione di Falcone e Borsellino fino ad arrivare al processo che vede sul banco degli imputati, fianco a fianco, politici e mafiosi. Vent'anni di storia italiana: l'uccisione di Salvo Lima, il maxi processo, la strage di Capaci, l'uccisione di Borsellino, le bombe a Roma, Firenze, Milano, la fallita strage allo Stadio Olimpico e i suoi discussi protagonisti: Riina, Provenzano, Ciancimino padre e figlio, Caselli, i capi del Ros Mori e Subrani, Napolitano, Mancino, Scalfaro, i pentiti, Gaspare Spatuzza, Mutolo, Dell'Utri, Mangano e ovviamente Berlusconi. 

Critica

Siamo un gruppo di lavoratori dello spettacolo...” Sabina Guzzanti cita il Volonté di Tre ipotesi sulla morte di Giuseppe Pinelli, cortometraggio del 1970 di Elio Petri, per introdurre lo spettatore alla visione del suo quinto lavoro, girato attraverso una commistione tra finzione e realtà, recitazione e repertorio. “Un conto è dire che lo Stato e la Mafia sono la stessa cosa, un altro informarsi sulla realtà dei fatti. L'idea generica è nemica di un'idea precisa: quali fasce di istituzioni, tuttora al comando, hanno preso queste decisioni? Da dove viene l'Italia che abbiamo sotto gli occhi? Perché questo paese è paralizzato da vent'anni? Perché la classe dirigente su cui c'erano tante ombre è rimasta sempre al suo posto? Perché gli imprenditori che erano nel rapporto mafia appalti su cui stava lavorando Falcone prima di morire, hanno continuato a prosperare e a prendere tutte le commesse pubbliche? Perché gli alti dirigenti coinvolti nella trattativa su cui gravano tanti sospetti sono stati sempre promossi sia dalla destra che dalla sinistra? Perché la politica in questi anni è stata così debole?”. Su queste ed altre domande la regista ha lavorato tanto e per molto tempo per realizzare La Trattativa, presentato Fuori Concorso alla Mostra di Venezia 2014. 

Rubrica

Il film era già pronto, ma la sua uscita (prevista per l'anniversario delle stragi) è stata rimandata..c'è stata infatti una vera e propria guerra che ha ostacolato il progetto..racconta a tal proposito la regista: «la lavorazione di questo film è stata molto complicata. E' stato difficilissimo trovare i soldi, il produttore a metà lavorazione è scomparso, ci hanno rubato il girato e abbiamo perso molti mesi per recuperare una delle tre copie che avevamo fatto...»

Intervista con Sabrina Guzzanti:

Come è venuta l'idea della trasposizione teatrale? Puoi parlarci del tuo debito artistico con Petri e Volontè?
Petri è stata un po' la chiave di volta, perché dopo mesi di ricerche mi mancava solo il modo di raccontare ciò che volevo raccontare e dopo varie bozze di sceneggiatura l'incontro con un vecchio lavoro di Petri e Volontè mi ha fatto virare verso la forma che vedete. Un impegno tra realtà e finzione, una recitazione brechtiana (anche se non si dovrebbe mai usare questo termine in pubblico) e una onestà di sguardo che volevo conservare. Nel senso che ogni evento raccontato è un punto di vista di quel personaggio su fatti comunque realmente accaduti.

Le tue fonti?
Sono state tante, ma mi piace fare pubblicità a Radio Radicale che mette a disposizione interi processi da riascoltare, come ho fatto io, e mi sono serviti tantissimo, soprattutto per capire anche come funziona un processo, cosa che non conoscevo a fondo. Diciamo che la preparazione è stata lunga, si.

Ti aspettavi gli applausi di Venezia?
Non mi aspettvo proprio nulla, è una settimana che sono su altro pianeta, fatico anche a parlare…

Come dovrebbe sentirsi il tuo spettatore dopo questo film? Un po' depresso per il suo Paese?
Beh anche io addentrandomi in tanti materiali sulla trattativa stato-mafia ho provato alcune volte il sentimento della depressione, le solite frasi "che ci faccio qui, andiamocene all'estero" e cose così. Ma poi io faccio cinema e credo che la condivisione collettiva di questi punti di vista serva ancora a consentire di farsi un'idea più ponderata su fatti del genere. Credo che tutti almeno una volta abbiano sentito la frase "trattativa stato mafia", ma molti conoscono i fatti anche noti in modo pressappochista. E credo che questo sia nemico della verità: se in tanti conoscessero i fatti noti con più cognizione di causa credo che vivremmo in un paese migliore. Il mio film ha questo scopo, farsi domande, perchè viviamo nell'Italia che abbiamo ora? Perchè in certi anni tutto è cambiato, a livello politico e istituzionale, così velocemente? Non so se lo spettatore si deprimerà, questa è decisione sempre personale, io però credo molto nel cinema.

Secondo te in Italia c'è un po' di paura a essere onesti?
Non sono in grado di rispondere a questa domanda. Credo però che le istituzioni italiane siano spesso state spaventate dal concetto di democrazia. L'Italia che cambia veramente ha generato spesso persone che per il famoso "senso di responsabilità" hanno sostituito la vera democrazia con quello che loro intendevano fosse. Se non ci fosse stata la trattativa credo che l'Italia sarebbe un Paese migliore e magari sarebbero anche in vita Falcone e Borsellino, e non sarebbe certo una cattiva cosa.

Come è nata la collaborazione con Ciprì?
Sono sempre stata una grande fan di Ciprì e Maresco, non ricordo bene come Daniele è entrato nel progetto, so solo che quando mi hanno proposto il suo nome come direttore della fotografia ho gioito molto.

Questa forma ibrida tra documentario e finzione è sempre stata la base del progetto? O era partito solo da un doumentario?
No, solo documentario non poteva essere, per tante ragioni pratiche. E solo di fiction anche, per ragioni più prettamente produttive. Diciamo che la forma ibrida è nata dopo diverse riflessioni e diversi mesi.

In molti fanno il paragone con il film di Maresco presentato qui a Venezia, che ne pensi? E ti aspetti attacchi per il tuo film?
Ammiro tanto Franco Maresco, non ho ancora visto il suo film e lo farò presto. Ma sinceramente il mio non è un film su Berlusconi, è un film sulla trattativa stato mafia, ma capisco che in molti accomunino i due film. Per la seconda domanda: dal punto di vista dei fatti raccontati, lo ripeto, questo è un film inattaccabile. Poi ognuno può dire quello che vuole ovviamente.

 

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