Una volta nella vita

Sala 1 Prof. Gabriella Nocentini, insegnante, attivista dell'Associazione ANED Giorno della Memoria

Lunedì, 30 Gennaio 2017

Liceo Léon Blum di Créteil nella banlieue sud-est di Parigi: una scuola che è un incrocio esplosivo di etnie, confessioni religiose e conflitti sociali. La professoressa Anne Gueguen ha chiesto a una sua classe di partecipare ad un concorso nazionale nel quale si insegna ai ragazzi cosa sia crescere come adolescenti in un campo di concentramento nazista. Basato su una storia vera.

 

Scheda

Regia: Marie Castille Mention-Schaar
Paese: Francia
Anno: 2014
Durata: 105 min
Con: Ariane Ascaride, Ahmed Dramé, Noémie Merlant, Geneviève Minch, Stéphane Bak

Trama

Anne Gueguen è molto più di una semplice insegnante di storia di un liceo. Lei si preoccupa per davvero degli studenti più difficili della città in cui insegna. Frustrata dal loro materialismo e dalla loro mancanza di ambizione, Anne ha chiesto di partecipare a un concorso nazionale nel quale si insegna ai ragazzi cosa sia crescere come adolescenti in un campo di concentramento nazista. Testando i limiti dei suoi allievi, Anne e il suo progetto cambieranno per sempre l'esistenza dei ragazzi, aiutandoli a trovare una loro strada. 

Critica

Basato sulla vera storia di Ahmed Dramé che nel 2009, a 16 anni, vince con la propria classe, una delle più turbolente, di un liceo delle banlieue parigine, il “Concorso nazionale della Resistenza e della deportazione” (CNRD) istituito in Francia nel 1961 per trasmettere valori relativi ai diritti umani e ai principi democratici.. Il ragazzo, appassionato di cinema, decide di scrivere una breve sceneggiatura e di contattare la regista dopo aver visto il suo primo film Ma premiére fois. Vera è anche la testimonianza dell'ex deportato Léon Ziguel (morto nel 2015) col racconto della sua vita nei campi di concentramento. 

Rubrica

«Una volta nella vita si pone delle domande su ciò che abbiamo ricevuto in eredità da chi ci ha preceduto e su questioni fondamentalmente rilevanti per le nostre società moderne, come ad esempio la religione (il film si apre con una scena in cui si invita una studentessa araba a non indossare il suo velo per essere ammessa in una scuola). Sin da subito, gli studenti si mostrano interessati a partecipare al CNRD ma c'è un momento chiave che cambia la loro prospettiva: l'incontro con Leon Zyguel, un uomo che è stato deportato durante l'adolescenza come loro e che ha accettato di interpretare se stesso.» (Marie-Castille Mention-Schaar)

Da www.ilfattoquotidiano.it : La storia dell’ex-liceale Amhed Dramé è diventata sceneggiatura, poi un film corale e un romanzo autobiografico che omaggiano la diversità religiosa con la scoperta della Shoa tra le mura scolastiche da parte di un gruppo di adolescenti di fede musulmana Arriva al cinema dai sobborghi parigini Una volta nella vita, e in Italia esce oggi nella Giornata della Memoria. La storia dell’ex-liceale Amhed Dramé è diventata sceneggiatura, poi un film corale e un romanzo autobiografico che omaggiano la diversità religiosa con la scoperta della Shoah tra le mura scolastiche da parte di un gruppo di adolescenti di fede musulmana Les Hériters, titolo originale di Una volta nella vita, significa “gli eredi”. Eredi di un passato recente che riguarda l’umanità e i suoi confini sventrati dalla brutalità ma che nel ricordo della Shoah custodiscono il sempre rinnovato sentimento del Rispetto. Eredi sono i giovani che non sanno e che scoprono quel passato per la prima volta. E sono, a sorpresa, nel nostro caso, gli alunni indisciplinati del liceo di Créteil, banlieu a est di Parigi, coinvolti dalla nuova insegnante di storia nella partecipazione a un concorso scolastico nazionale sull’Olocausto. la nota originale sta nelle diverse etnie dei ragazzi, ma soprattutto nel loro essere quasi tutti musulmani, quindi pressoché disinformati su quei fatti. Così tra esuberanze adolescenziali, mura scolastiche, ritrosie e curiosità ha inizio un percorso che cambierà ogni cosa e percezione. Nel 2009 Amhed Dramé faceva parte di quella classe, musulmano di origine africana e apparentemente destinato a una scuola tecnica pur con una media sufficiente all’obiettivo liceo. Dovette lottare insieme a sua madre contro la direzione scolastica per vedere riconosciuto il proprio diritto allo studio. Dopo l’incontro con la professoressa Anne Anglés e l’esperienza del Concorso Nazionale della Resistenza e della Deportazione il ragazzo è cresciuto studiando da attore, poi la scrittura di una sceneggiatura semi-biografica, l’incontro con la regista Marie-Castille Mention-Schaar, il film che interpreta come uno dei ragazzi e un romanzo in prima persona sulla sua vicenda personale. Una volta nella vita – Eredi di un’umanità da proteggere, edito da Vallardi, esce insieme al film ma espande la storia anche fuori dall’edificio scolastico. Il film invece, esplorando le reazioni di una classe alla progressiva conoscenza della tragedia che fu, si concentra principalmente tra aule, corridoi e un incontro che si rivelerà fondamentale. “Ci sono stati momenti di scoraggiamento”. Ha affermato l’attore/autore Dramé, ricordando la preparazione al concorso. “La professoressa era arrivata a dire che pensava di essersi sbagliata sul nostro conto. Ci rimproveravamo l’un l’altro di rubarci le idee, non riuscivamo a capire che lavoravamo per lo stesso obiettivo. La svolta è stata l’incontro con Léon Zyguel, quando ci ha raccontato la sua vita nei campi e il suo arresto quando aveva la nostra età. C’è davvero stato un prima e un dopo Léon”. Alla testimonianza del nuovo enfant prodige del cinema francese ha fatto eco la regista coinvolgendo Zyguel sul set. “Abbiamo fatto una sola ripresa ed è stata l’unica scena girata quel giorno. Ai miei attori ho dato solo un’indicazione: per una volta dimenticatevi che stiamo girando un film, ascoltate Léon e partite per compiere questo viaggio nella sua memoria. E Léon ha parlato con loro esattamente come fa di solito davanti alle vere classi”. Con una Ariane Ascaride di carisma a interpretare la professoressa, Un volta nella vita è una fortunata alchimia tra storia vera, Memoria, buona scrittura e fruttuosa partecipazione di tutto il cast. Traspone bene non solo la visione formativa sul tema della Shoah, ma il pregiudizio strisciante ancora presente anche in un evoluto sistema multiculturale come quello francese. L’esuberanza dei ragazzi è la materia basica con la quale Mention-Schaar ordisce una regia sobria e realista ma palpitante, e, miglior cosa, né melensa né lacrimevole. Insomma, uno di quei film che dovrebbero essere proiettati nelle scuole.

 

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