Un bacio

Sala 1

Lunedì, 14 Novembre 2016

Lorenzo, Blu e Antonio hanno molte cose in comune: hanno sedici anni, frequentano la stessa classe nello stesso liceo in una piccola città del nord est, hanno ciascuno una famiglia che li ama. E tutti e tre vivono il loro diverso modo di essere 'diversi', ergo rifiutati dal branco dominante; si confrontano sulle prime volte, sulla ricerca della felicità ma anche sul bullismo e sull'omofobia. Sui modelli e sugli schemi che ci impediscono, e che impediscono soprattutto ai ragazzi, di essere felici, di trovare la strada della loro singola, particolare, personale felicità.

 

Scheda

Regia: Ivan Cotroneo
Paese: Italia
Anno: 2016
Durata: 101 min
Con: Rimau Grillo Ritzberger, Valentina Romani, Leonardo Pazzagli, Thomas Trabacchi

Trama

Tre ragazzi di sedici anni che frequentano la stessa classe nel liceo di una piccola città friulana, vengono emarginati e scherniti perché ritenuti, per motivi differenti, 'diversi' da quel che la società tutta considera 'normalità'. 

Critica

Dopo cinque romanzi, innumerevoli sceneggiature (Ozpetek, Guadagnino ecc.), invenzioni televisive (Tutti pazzi per amore, Una mamma imperfetta, È arrivata la felicità) e due regie (La kryptonite nella borsa, Il Natale della mamma imperfetta) Ivan Cotroneo approda al terzo film, Un Bacio, rielaborando un suo racconto omonimo.
E' un film sull'adolescenza e su quei modelli e schemi che impediscono ai ragazzi di trovare la strada della loro singola, personale felicità. «E' un film sulla fragilità della giovinezza, sul pericolo che si nasconde dietro un insulto volgare, sulle ferite e sulle gioie improvvise. Un film su un'età in cui tutto quello che succede è il centro del mondo: una brutta scritta sul muro esterno della scuola, l'invito mancato a una festa, le parole sgraziate di un adulto [..] poter parlare in questo preciso momento storico di bullismo e adolescenza, di omofobia e isolamento, della ricchezza che sempre ci portano le differenze, con una storia e dei personaggi che raccontano la loro voglia di vivere e di resistere, era per me diventato una questione di necessità» (Ivan Cotroneo).

Premi e festival

Migliore sceneggiatura a Ivan Cotroneo e Monica Rametta al Globo d'oro e al Ciak d'oro 2016, Premio 'Guglielmo Biraghi' a Rimau Grillo Ritzberger, Valentina Romani, Leonardo Pazzagli e Alessandro Sperduti ai Nastri d'argento 2016 e Premio del pubblico al Festival di Annecy 2016

Rubrica

«Vorrei che Un bacio fosse un film soprattutto per i ragazzi che mettono al primo posto l'amicizia. Che si sentono soli. Che hanno una terribile paura di essere diversi e di venire giudicati. Di ritrovarsi un'etichetta addosso. Qualunque essa sia» (Ivan Cotroneo). Sulla scia dell'esperienza maturata durante il tour del film, in cui migliaia di adolescenti dopo la sua visione si sono sentiti liberi di raccontarsi e di parlare delle tematiche affrontate, nasce “Un bacio experience”, un'esperienza di conoscenza e confronto che sarà possibile seguire attraverso il sito dedicato www.unbacio.it/experience e il gruppo Facebook/unbacioexperience.it animato dalle associazioni e dai ragazzi coinvolti nel progetto.

Dall'intervista di Paola Casella su www.mymovies.it:

Professionalmente ho cercato di fare di tutto proprio per sfuggire alle etichette-racconta Cotroneo - La tv, quando di lavorare per la televisione non ci si faceva ancora un vanto, come succede adesso, mi permetteva di parlare con un pubblico che non riuscivo a raggiungere col cinema, e sono diventato sceneggiatore cinematografico anche se l'establishment letterario non vedeva la cosa di buon occhio. In sintesi, ho cercato di raccontare storie in tutti i modi in cui ero capace di farlo.

Le etichette, in passato, hanno riguardato anche il suo orientamento sessuale.
Si, fino a qualche tempo fa la prima referenza che usciva su Google se digitavi Ivan Cotroneo era: gay. Questo mi ha fatto riflettere: se io, che sono sereno al riguardo, resto turbato davanti a queste etichette, che impatto possono avere su un ragazzo di 16 anni alle prese con tutte le altre problematiche dell'adolescenza?

In questi casi Internet peggiora le cose.
Sì, perché diventa un'enorme cassa di risonanza e un palcoscenico in cui tutti ci additano e ci dicono chi siamo, o chi loro pensano che noi siamo. Molti dei casi di bullismo riportati dai media parlano di un'umiliazione via social network, particolarmente insidiosa perché anonima e globale.

Diresti che il tuo è un cinema romantico?
Sono una persona romantica, dunque probabilmente lo è anche ciò che faccio. Spesso mi occupo della violenza dei sentimenti e della paura che generano. Essere romantico però non significa indulgere in romanticherie, ma affermare a gran voce che le cose possono andare in un modo diverso, e che nonostante siamo circondati da fatti di cronaca terrificanti un'altra realtà è possibile.

È per questo che spesso i film e le serie televisive che scrivi e dirigi hanno momenti in cui la linearità della storia si interrompe per lasciare il passo al ballo, al canto, allo sguardo in camera, all'animazione?
Fin da bambino ho sempre immaginato altri scenari possibili, a volte molto colorati, a volte in bianco e nero: è il mio modo per esplorare le centomila sliding door possibili, e anche per guadagnare prospettiva rispetto a ciò che stavo vivendo. L'ironia è sempre stata una mia chiave di lettura del mondo, e la distanza ironica è la capacità di stare dentro una situazione e allo stesso tempo osservarla dal di fuori. Non si tratta di vere e proprie fantasie ma di slittamenti della realtà. Io lo interpreto come un realismo dei sentimenti.

Potremo chiamarlo realismo magico?
No, perché il realismo magico spesso è salvifico, invece nella mia visione dei sentimenti la magia è molto "faticata". Lorenzo, uno dei protagonisti di Un bacio, si costruisce una realtà più favorevole ma non è magia, è volontà di pensare, mentre subisci una violenza, che possa esistere altro. È un modo per non soffrire, ma la realtà rimane quella che è.

Quali sono i film che ti hanno ispirato?
Per Un bacio ho avuto come riferimenti alcuni film sull'adolescenza e le prime volte come Noi siamo infinito e Breakfast Club, o la serie televisiva Glee, esplicitamente citata da Lorenzo. In generale l'ispirazione varia da Dramma della gelosia, quando i personaggi guardano in macchina e la narrazione si ferma, a Io e Annie quando Woody Allen esce dalla fila davanti al cinema e si rivolge a Marshall McLuhan: mi sento fratello di quel modo ironico di raccontare. Ma i punti di riferimento sono tanti, ad esempio (500) giorni insieme per come racconta l'esaltazione e l'abbandono amorosi in chiave di musical.

Gireresti un musical tout court?
Di corsa! Per Un bacio Luca Tomassini ha insegnato a ballare a Rimau Grillo Ritzberger, il ragazzo che interpreta Lorenzo, che al provino sembrava un pezzo di legno, ma sotto la guida di Luca ha dimostrato di essere come molti giovani della sua generazione: capaci di grande volontà, impegno, e passione sconfinata.

Che cosa pensi degli adolescenti di oggi?
Non si può generalizzare, questi ragazzi hanno problemi, desideri e aspirazioni tutti diversi fra loro. Ma trovo sia una violenza definirli sottoposti e apatici, perché al contrario sono capaci di gestire tanti stimoli.

Che riscontro vorresti da Un bacio?
Mi piacerebbe aiutasse i ragazzi a parlare di sé, della loro sofferenza, a confrontarsi e ad avere meno paura. Durante le proiezioni nelle scuole prima dell'uscita ufficiale del film fra i giovani spettatori ci sono stati molti coming out, non solo riguardanti il proprio orientamento sessuale.

Avresti potuto girare questo film vent'anni fa?
Non in questo modo. Oggi avverto più forte la violenza di certi "requisiti": lo zaino giusto, un certo tipo di corpo, o di comportamento. Sono cresciuto negli anni Settanta e allora la società era chiaramente inclusiva, oggi la violenza che c'è dietro gli inviti all'omologazione è molto più grande.

C'è ancora in te qualcosa dell'adolescente che sei stato?
Io ero un adolescente molto complessato perché non crescevo mai, fino ai 17 anni ero il più basso non solo della classe ma di tutta la scuola, e questo complesso mi è rimasto dentro anche se sono diventato alto un metro e 80, sono ancora un po' il ragazzino che se ne stava in disparte. Ma credo che tutti si portino dietro la propria adolescenza, anche se si sforzano di negarlo, il che di per sé mi pare un comportamento adolescenziale. Non capisco gli scrittori e i registi che, parlando dell'adolescenza, prendono le distanze. Come fai a non ricordarti quella stagione della tua vita in cui stavi fisicamente male se non venivi invitato ad una festa?

NOTE DI REGIA
Un bacio è un film che ha per protagonisti tre adolescenti. Un film che, per le tematiche che tratta è rivolto a tutti, adulti e non, ma che parla soprattutto ai ragazzi. Ecco, se posso esprimere un desiderio, mentre scrivo queste note e il film non ha ancora iniziato la sua strada nel mondo esterno, il desiderio è questo: vorrei che Un bacio fosse un film soprattutto per loro, per i ragazzi. Ragazzi che mettono al primo posto l’amicizia. Che si sentono soli. Che hanno una terribile paura di essere diversi, e di venire giudicati. Di ritrovarsi un'etichetta addosso. Qualunque essa sia. Un bacio è tratto da un racconto che ho scritto, che porta lo stesso titolo e che è stato pubblicato in Italia da Bompiani. Ma mentre nel libro i protagonisti erano due ragazzi e un‘insegnante, qui, nella sceneggiatura scritta con Monica Rametta, i protagonisti sono tre adolescenti, e il mondo che si racconta è il loro. Gli adulti, che pure nella storia sono importanti, non vedono il mondo con gli stessi occhi di Blu, Lorenzo e Antonio. Un bacio è un film sulla fragilità della giovinezza, sul pericolo che si nasconde dietro un insulto volgare, sulle ferite e sulle gioie improvvise. Un film su un’età in cui tutto quello che succede è il centro del mondo: una brutta scritta sul muro esterno della scuola, l’invito mancato a una festa, le parole sgraziate di un adulto. Un film che è una commedia, che è vitale e vivo, fino a quando non arriva il pericolo. Un film che piuttosto che definire drammatico mi piace pensare come romantico. Un film sull’amore, su tutti gli amori che vanno a male, che sono sciupati dal mondo, e che, come nel finale del mio racconto, potrebbero invece avere una sorte diversa, e più bella, e più felice. Non ho paura di dire che tengo moltissimo a questo film, per le tematiche che affronta, e per come le affronta. Per l’importanza, anche personale, che ha per me raccontare questo tema, le meccaniche del bullismo, il rischio dell’infelicità, il pericolo per i ragazzi, in questo preciso momento storico. Da sceneggiatore di film di altri registi, e da scrittore per me stesso, ho sentito più volte la necessità di affrontare il tema dell’inclusione, della ricchezza che sempre ci portano le differenze. E poter parlare oggi di bullismo e adolescenza, di omofobia e isolamento, con una storia e dei personaggi che raccontano la loro voglia di vivere e di resistere, era per me diventato una questione di necessità. Durante la preparazione ho raccontato spesso cosa significasse per me questo film: ne ho parlato a lungo con Luca Bigazzi, per il tipo di luce che mi sarebbe piaciuto avere, per il passaggio dai toni caldi di quando i miei tre ragazzi stanno insieme, alla luce fredda della palestra in cui Lorenzo viene picchiato; ne ho parlato con il costumista RossanoMarchi guardando le foto di migliaia di ragazzi per i dettagli dei vestiti, non costumi, dei miei protagonisti; ne ho parlato esplorando le fotografie di centinaia di stanze di adolescenti con la mia scenografa Ivana Gargiulo; ho parlato con Ilaria Fraioli, montatrice del film, della necessaria fluidità narrativa fra la realtà che vivono questi adolescenti, e le loro immaginazioni visualizzate nel film. Mi piacerebbe che quello che ne è venuto fuori fosse un film popolare nel senso più bello del termine, un film che parla ai giovani e a quella parte di adolescenza che tutti noi adulti ci portiamo dentro. Un film sulla bellezza e sul terrore che ci fa la vita. Un film per il quale non si ha paura di ridere e di piangere. Un film sulle ‘prime volte'. E un film che di per se stesso è una ‘prima volta’. Sicuramente l’avventura più grande, e per me più bella, che io abbia mai affrontato. La trama ufficiale: Lorenzo, Blu e Antonio hanno molte cose in comune: l'età, sedici anni, frequentano la stessa classe nello stesso liceo in una piccola città del nord est, hanno ciascuno una famiglia che li ama anche se è molto presa dalle incombenze quotidiane; tutti e tre, anche se per motivi differenti, finiscono col venire isolati dagli altri coetanei. Ivan Cotroneo parlando del film lo ha descritto come un racconto sull'adolescenza e la ricerca della feicità: E' un film sull’adolescenza, sulle prime volte, sulla ricerca della felicità. Ma anche sul bullismo e sull’omofobia. Sui modelli e sugli schemi che ci impediscono, e che impediscono soprattutto ai ragazzi, di essere felici, di trovare la strada della loro singola, particolare, personale felicità. Per Guy de Maupassant il bacio è il modo più sicuro di tacere dicendo tutto, per Ivan Cotroneo il linguaggio ideale per raccontare la bellezza delle differenze. Un bacio è la storia di tre adolescenti di oggi, dei loro amori, e della battaglia per affermare la loro personale idea di felicità. Ragazzi che amano, e che lottano per difendersi dai pregiudizi e dagli stereotipi, anche violenti, del mondo che li circonda. Vorrei realizzare un film capace di coniugare il sorriso con il dramma, la difficile attualità con la speranza - necessaria - che le cose cambino per il meglio. Un racconto sulla bellezza, anzi sulla necessità delle differenze»
(Ivan Cotroneo).